lunedì 2 aprile 2012

SILVIA ROSA - TRE POESIE






Silvia (Giovanna) Rosa nasce nel 1976 a Torino. Laureata in Scienze dell'Educazione, scrive poesie e racconti, partecipa a letture e reading poetici ed è redattrice del blog Migranze.net - Portale di scrittura interattiva.
Nel 2008/2009 ha frequentato il Corso di Storytelling della Scuola Holden di Torino.
I suoi lavori sono apparsi in riviste, siti e blog letterari, fra cui: Specchio (de La Stampa), FemminArt, Historica-Il Foglio Letterario, La poesia e lo spirito, RivistaInutile, Rebstein, Poiein, Viadellebelledonne, Imperfetta Ellisse, Poetarum Silva, Filosofipercaso, Cartesensibili.
Alcuni dei suoi testi sono presenti in volumi antologici, fra gli altri: "Le donne pensano, le donne scrivono" Ananke Edizioni, 2008; "Pensieri d'inchiostro III", Perrone Editore 2008; "Rac-corti II", Perrone Editore 2009; "Corale per opera prima", LietoColle 2010; "Mosaici-Fragmenta", Edizioni Smasher 2011 e 2012; "Verba Agrestia", LietoColle 2011.
Ha concorso a diversi Premi Letterari, risultando in qualche occasione tra i vincitori: AlberoAndronico 2007; Premio Laurentum 2008 e 2011; Concorso Letterario Città di Melegnano 2008; Premio M. Tabarrini, Castel Ritaldi il Paese delle fiabe, 2011.
Nel 2010 ha esordito con il libriccino di racconti "Del suo essere un corpo", Montedit Edizioni, Collana Le schegge d’oro - i libri dei premi e con la raccolta poetica "Di sole voci" per i tipi della LietoColle.
Nel 2011 ha pubblicato "Corrispondenza(d)al limite [Fenomenologia di un inizio all'inverso]" per la Clepsydra Edizioni (con immagini fotografiche di Giusy Calia), testo finalista alla XXV edizione del Premio Lorenzo Montano, sezione prosa inedita.
Ha preso parte nel 2011 al progetto Alfabetomorso -mostra collettiva di arti visive e poesia presso la galleria d'arte EnPleinAir di Pinerolo (To). E' coautrice, insieme al fotografo Fabio Trisorio, del lavoro fotopoetico MeTe, di cui ha firmato i testi.
                                                                                                                                                                                                                                                                                       




(NELL’) ASSEDIO


Il battito asciutto della fuga
quando restavo immobile,
l'attrito con cui di trasparenze
innocue in una farsa
(mi) sprofondavi
nella culla - fredda - del mio nome,
a strapiombo su me stessa,
quando chiamavi l'ora
al crocevia di una domanda
d'ordine e nervatura tesa


ed erano coriandoli
al suolo appiccicoso
i miei passi inconsistenti
il fiato che si condensava
in brina di silenzi


mi si fosse incrinata appena
la corsa a spasmi di terrore
fossi caduta in un vortice turchino
che mi avesse scoperta
una falda affilata di dolore
un brano acuto di voce
- almeno uno - da infilare all'occhiello
come un bottone ricucito al varco
tra le mie ginocchia
tra l'asola stretta della bocca


tra gli schizzi di pioggia sporca
- non (c')ero -
non c'era dove andare
nell'assedio che fin nel midollo
mi facevi tremare.




da: DI SOLE VOCI, LietoColle, 2010




DICEMBRE VENTICINQUE


Dicembre venticinque giorni
a ritroso
contavo i chicchi di neve la somma
di zucchero spolverato sulle strade
asfalto il peso esatto catrame
un mucchietto di gelo montato
in spuma di ore venticinque
una di attese da raccogliere spillare
tra le luci intermittenti che schizzano
gialline tutt'intorno malinconiche,
il mio dono la tua barba bianca
- bianca o era nera o non era? -
Babbo Papà Natale
ti ho scritto venticinque letterine - anni
(non) ti amo infatti non ho smesso di aspettarti
e di cercarti e di credere che esisti
in ogni uomo che mi stringe un fiocco
rosso nella carne
- sono io il giocattolo a buon prezzo il dono -


quest'anno quest'inverno
questo numero di ghiaccio venticinque
aghi di pino a pungermi le palpebre
regalami l'incanto d'un abbraccio
una carezza un passaggio - tienimi -
sulle tue ginocchia
contami appesi alle dita della mano
venticinque desideri tutti uguali
- amami come sono
non sono stata buona forse, è vero


ma tu, Padre, tu nemmeno.




in: AA. VV. Fragmenta - Ulteriora Mirari / Mosaici, Edizioni Smasher, 2011




MANIFESTO (CHE NON MI PIACE)


Non mi piace la musica classica
(lo so, è grave)
e le mani indecise fredde di quegli uomini
che si sono inghiottiti a forza
il manuale tascabile del gran seduttore
e t’accarezzano ti toccano
chiedendo ti piace?
ad ogni gesto che muovono incerto
fra le cosce frugandoti rapaci.


Dicevo: non mi piace la musica classica
(è imperdonabile, chiaro)
e gli sguardi accartocciati fra i seni
che ricadono come per caso implodono
insistenti al centro delle natiche
- un’esecuzione prevedibile, maestro -
non mi piace il pretesto delle voglie
a buon mercato da soddisfare
i corpi svestiti d’amore che si scambiano
lacrime biologiche e sudore e il feticcio
di piccole morti squallide meccaniche.


Non mi piace la musica senza parole
(mea culpa, ma non so che farci)
e anche i silenzi prolungati ininterrotti
e lo sfregare ruvido della pelle
contro il vuoto di occhi vuoti
non mi piace sentirmi sotto esame
le domandine d’approvazione finali
del tipo cara sei venuta, vero?
ma perché, scusa, andavo
verso una precisa destinazione?
Non mi piace non chiamare le cose col proprio nome
e le volgarità gratuite e le parafrasi le frasi fatte
i trucchi pirotecnici le mascherate le simulazioni
le aspettative da soddisfare le ansie da prestazione
la perfezione la perfezione la perfezione a tutti i costi…






Non mi piace io che ascolto Mahler
sinfonia numero otto e dico
che meraviglia, l’adoro! sfilandomi il vestito
sfoggiando un completino intimo di raso
nero e pizzo (che mi punge) così ridicolo,
giocando che sono come un tu qualsiasi mi vuole
uno strumento un balocco di piacere
che non mi piace dicendo sì, ancora.




inedito, 2010



2 commenti:

  1. Il frammento di una nota critica posta qui in guisa di commento è poca cosa per dire la complessità del cammino poetico, della costante ricerca nell'uso del verso come segmento di significanti nuovi e diversi, che danno ei suoi testi una grande varietà di significati, e del tentativo costante di mantenere il senso della direzione, come avrebbe detto un mio amico poeta, parafrasando Danilo Dolci. veniamo però a quanto dice J.L. Nancy sulla poetica della nostra Poet(ess)a: "Questa poetica è essenzialmente impegnata nella ricerca non tanto di un destinatario quanto di una destinazione, di una dimora ove il senso possa trovare il suo aver-luogo. Se 'Poesia significa per lo meno toccare la cosa delle parole'." E come accade per chi è predestinato, questo è soltanto un cenno, un'impressione, un minimo contributo nell'accostarsi a questa davvero sorprendente Poesia.

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  2. Antonino, ti sono davvero grata per aver ospitato in questo luogo virtuale (e virtuoso) i miei lavori, e di aver dedicato le tue parole a commentarli. E' un piacere nonché un onore trovarmi in compagnia di autori che stimo e conosco e scoprirne degli altri di grande spessore qui tra le pagine di Poesiaperta: auguro a te e a questo blog un lungo e fruttuoso cammino in direzione della Poesia e della Bellezza.

    Un caro saluto a te e a tutti i lettori

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