domenica 15 aprile 2012

JACQUES PRÉVERT - NOVE POESIE





Jacques Prévert, Neuilly-sur-Seine, 1900 - Omonville-la-Petite, 1977. Di sangue bretone, schivo, testardo, ribelle e sentimentale come i bretoni, conservò tale carattere nelle sue composizioni. Della sua vita si sa ben poco di preciso, eppure la sua presenza nel mondo culturale francese di questi ultimi settant'anni è senza dubbio ben viva. Non c'è francese, infatti, di buona cultura che non conosca l'aneddotica prévertiana, magari ripassata al setaccio della fantasia. E' questo il destino di un ribelle eccessivamente riservato. La sua prima apparizione risale al lontano 1930 quando pubblicò Souvenirs de famille ou L'Ange gardechiourine nella rivista "Bifur." Da allora il giovane Prévert cominciò a farsi conoscere pubblicando su riviste, quali "Commerce", "Soutes" ecc., le sue poesie, accolte con un certo interesse - ma sempre con riserbo - dalla critica. Nel 1932 prese parte, come attore, ad alcune rappresentazioni del "Group d'Octobre" che aveva in cartellone una sua pièce, La Bataille de Fontenoy, che gli valse, nel 1933, il primo premio alle Olimpiadi internazionali del Teatro Operaio a Mosca. più tardi l'interesse dell'eclettico poeta francese si spostò nel campo del cinema. La sua fama crebbe a vista d'occhio quale soggettista e sceneggiatore di numerosi film, divenuti classici nella storia del cinema francese. Per la maggior parte affidati a Marcel Carné, - i suoi soggetti raccolsero consensi in ogni parte del mondo; ricordiamo: Drôle de drame (1937), Quai des brumes (1938), Le jour se lève (1939), Les Visiteurs du soir (1942), Les Enfants du Paradis e Jéricho (1945), Les Portes de la nuit (1946). E proprio quando si spegneva il suo successo cinematografico nasceva, e con una violenza inimmaginabile, quello letterario. E fu Paroles, il suo libro più famoso, a portarglielo. Prévert aveva 46 anni quando apparve la prima edizione; la raccolta dei versi era destinata ai pochi amici che da tempo giuravano sulla validità della sua opera, nota attraverso letture private o apparse su riviste e giornali letterari dal '30 in poi. Molte sue composizioni vennero musicate, soprattutto da Joseph Kosma, e ottennero un successo popolare incredibile.

Fatta eccezione per La lotta con l'Angelo (poesia tratta da Paroles - e già presentata su questo blog [v. LOTTA CON L'ANGELO - GUSTAVE DORÉ, JACQUES PRÉVERT], ma che abbiamo ritenuto opportuno ripresentare), le traduzioni qui date sono tratte dal libro: Jacques Prévert, Poesie, a cura di Bruno Cagli, Prima edizione: settembre 1988, Grandi Tascabili Economici Newton, © 1971 Newton Compton editori s.r.l., Roma (il libro citato costituisce una raccolta di testi tratti da Spectacle e La pluie et le beau temps).







Jacques Prévert, Paroles, 1945, in: Poesia Europea del Novecento / 1900_1945, 
a cura di Piero Gelli, SKIRA, Milano, 1996



















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2 commenti:

  1. Nella penultima strofe della poesia CONFESSION PUBLIQUE (Loto critique)
    Prévert dice: "(...) Nous avons perdu notre temps / c'est un fait / mais c'était un si mauvais temps / Nous avons avancé la pendule / nous avons arraché les feuilles / mortes du calendrier / Mais nous n'avons pas sonné au portes / c'est un fait / Nous avons seulement glissé sur la rampe de l'escalier (...) Il sottotitolo, possiamo tradurlo con: "Lotto critico", "Tombola critica", "Bingo critico", "Critcs Strike" o altro e il testo con: "Noi abbiamo perduto il nostro ternpo / sì, è veto / ma era un tempo così cattivo / Noi abbiamo messo avanti la pendola / noi abbiamo strappato le foglie morte del calendario / Ma non abbiamo mai bussato alle porte / sì, è vero / Noi siamo soltanto scivolati sulla rampa delle scale (...)". Ed è riconoscibile, in fondo a questi versi, finalmente un "Prévert, miracolato dalla poesia, cantore popolare, (che) pare abbia chiuso davvero l'arco della sua stagione patetica e violenta. Un poeta che è nato dalle rovine della guerra (...), con una voce amica e solidale, un poeta vissuto in 'un cattivo tempo', e mai disposto a rinunciare alla felicità degli uomini", per citare le parole di Gian Domenico Giagni.

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  2. Girasole, la ragazza che non ha nulla , se non la sua gioia di vivere, e il poeta ne coglie la luce, piccolo sole nel grigio fumo delle ciminiere, nel povero quartiere. Mi piace il suo essere vicino al popolo con la sua grande umanità,come in "Aubervilleres" o in "Lotta con l' angelo" dove è vicino al pugile ingenuo e semplice che non sa che la partita è truccata e sarà massacrato. . In "Fasti" invece il poeta ha parole che suonano amare e fortemente ironiche.Va tutto bene, "nulla è di Cesare e tutto e dell' amore" , che chiaramente non è, "o dal morir dal ridere, a scelta".

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