lunedì 2 aprile 2012

FRANCESCO PALMIERI E LA PAROLA AMORE (A-2) - TRE POESIE








Francesco Palmieri (Altamura [Bari], 1953). Docente di Materie Letterarie. Vive nell’hinterland milanese. Nessuna opera finora edita, se si escludono alcuni interventi in un’antologia (LietoColle) e in una rivista letteraria (Historica). Palmieri è presente su facebook e in alcuni siti di poesia. 

« Non posso negare il carattere filosofico del mio ‘fare poesia’ e nemmeno l’esercizio di un’amplificazione del senso letterale (o tautologico) del linguaggio, il che significa essenzialmente aver cercato di riprodurre l’eco emozionale che caratterizza alcune cognizioni strutturali dell’essere e dell’esserci. Il tempo non è un’unità di misura, soltanto. La Storia non è divenire, soltanto. E l’umano non è testa-tronco-braccia-gambe, soltanto. Ed è in quel valore aggiunto, in quella violazione della tautologia che si annida il luogo-non luogo emozionale da cui il fare poesia attinge. In fondo la poesia è una didascalia interiore, a margine della ragione e della coscienza, non per niente spesso si evoca la musicalità (del verso), e altrettanto spesso le si affida l’arduo compito di dare forma e voce a quei tratti imponderabili del sentire che, senza la poesia, rimarrebbero l’indicibile, l’inaccessibile, l’ombra scura del discorso esplicito. Insomma… ci si prova a non far estinguere lo sconcerto dell’anima, ci si prova ad affermare e riaffermare che forse il mondo non è solo ciò che accade ma anche ciò che, pur accadendo, non si vede... ». 
Francesco Palmieri






AVVERTENZA: 

A Francesco Palmeri il nostro blog ha già dedicato un post. Si veda: FRANCESCO PALMIERI - TRE POESIE 





AGGIORNAMENTO BIO-BIBLIOGRAFICO DEL 26 MARZO 2014: 

Nell’autunno del 2012, per i tipi de La Vita Felice,  il nostro Autore pubblica la raccolta poetica dal titolo “STUDI LIRICI (Solo parole d’amore)” [ la cui scheda descrittiva – che di seguito riportiamo – è visibile sul sito della casa editrice all’indirizzo: http://www.lavitafelice.it/scheda-libro/francesco-palmieri/studi-lirici-9788877994608-35202.html ]. 

 Non è facile parlare d’amore. E soprattutto è difficilissimo scrivere poesie d’amore. Non è facile dopo Prévert, Neruda, Salinas, Hikmet ed altri ancora. 
Ma l’amore non appartiene all’esclusivo sentire – per quanto raffinato – dei grandi poeti, l’amore non è circoscrivibile all’interno del linguaggio di poesie che pur hanno saputo toccare i vertici del sublime o la dimensione abissale e seduttiva della tragedia erotica; l’amore è un sentimento originario, primario, archetipico, che attraversa tutta la Storia umana, tanto è radicato a fondo in ogni uomo e donna; ed è per questa ontologia dell’amore che se ne è scritto, se ne scrive e, presumibilmente, se ne scriverà.
Gli «Studi lirici» si inseriscono idealmente in questa immaginaria filogenesi, forse con l’intento di testimoniare al presente, nell’ora e qui, come ancora oggi agisca, incida e funzioni la fisica e la metafisica dell’amore, quell’Eros così universalmente provato, vissuto e patito, seppure attraverso il filtro – e non potrebbe essere altrimenti – di un Io che vi si pone di fronte, armato unicamente di ascolto di sé e di parola. Non a caso il sottotitolo della silloge è «solo parole d’amore». 
[...] sono un percorso intimo-erotico che non solo pare indicizzare il divenire dilemmatico dell’amore, il suo doppio volto sublime/terrorizzante, ma hanno contestualmente una implicita funzione di catarsi, di necessario abbandono e poi liberazione nella e dalla conflittualità eros/pathos, una sorta di tentativo estremo di dire, raccontare l’esaltazione e la caduta quando Amore diventa il linguaggio fra un Io e un Tu. 











I

SCENE DA UN AMORE.

Saremmo stati argine, noi due,
atollo spume e sabbie,
intreccio di radici
in cavità nascoste

e nessuna piena,
marea di petroliere,
ascia scure o strappo

a rompere la bolla,
il cerchio delle fate,
il legno della porta.

Saremmo stati nodo, noi due,
a sciogliersi all’estremo
perché non c’è rimedio
al tempo che finisce
se non l’arrivederci
al forse un’altra vita
(e noi ci credevamo
nei giorni dell’età
coi libri sotto al braccio
e le parole eterne
a fior di labbra in fiore).

È stata una sorpresa
distogliere lo sguardo,
sentire il bacio sazio
e la carezza morta;
è stato uno svanire
(un qualche peso al giorno),
uno stillare gocce
senza nessun rumore

e non ci siamo accorti
del largo fra noi due,
di quanta terra spoglia
a qualche passo appena.

E quando vado via
e chiudo già la porta,
lo so, sono sicuro,
io non ti manco più.

E quando tu vai via
e chiudi già la porta,
io so, sono sicuro,
tu non mi manchi più.




II

METAFISICA IN CORPO DI DONNA ED OCCHI.

Non vale oceano
col suo sfacciato azzurro,
l’iride accesa quando mi guardi e ridi,

non vale golfo né rotondità di duna
la curva a rientrare e spandersi
dei tuoi fianchi a vista

(quando ti distendi e tendi
quelle due braccia aperte
a me nel solco vortice
dei tuoi seni pieni).

E non c’è scambio fra la polpa e il ventre
quel frutto già maturo che cede sotto ai denti
il liscio della pelle più delicata al centro
il pube prominente e poi la discesa a perdersi

(e non è caduta
ma fiamma d’ascensione,
la verità, la via,
un dio che perdona).

E non si dà baratto
quando cammini avanti
e tutto il mondo è gonna
che fascia la tua carne,
lì rotazione, spazio,
la cupola celeste,
l’ebbrezza ad ogni passo
e gravità di lune
a flettere palmi e mani.

Magari non è normale
schiantarsi sui ginocchi

(e intorno non c’è chiesa
la statua di un santino
l’immagine votiva di un miracolato)

ma solo tu che passi
sul marciapiede accanto

e il mondo non più terra
ma un silenzio intorno

e il soffio che io aspiro
come si annusa un fiore.




III

ELEGIA A DUE VOCI, D’AMORE

T’insinui
dove la carne è tenera, mi dici,
frantumi le difese,

sì, restami dentro amore
e sia per notte intera.

Ed io che ti rispondo:

starò

sarai al mio stare guaina
io non ti lascerò

sarò il tuo sangue a battere,
aria del tuo respiro
stretta di labbra a labbra
la lingua sopra al seno,

sarò parola e soffio
parole su una piuma

sarò anima nel letto
impronta sul cuscino
lo sguardo che ti guarda
e tu che ridi e dormi,

sarò dita nei capelli
il palmo alla tua guancia
spira intorno a spalle
petto contro il seno.

M’insinuo
dove la carne è tenera,
frantumi
le difese,

tu tienimi dentro amore
io non ti lascio più.













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2 commenti:

  1. Poeta assai consapevole di sé e del proprio fare poesia, Fracesco Palmieri ci indica, e intende significarci, un sentiero che è a un tempo attinente allo Spirito e alla dura variegata concretezza del Reale, perché egli è anzitutto un essere umano gettato in un mondo i cui mali e incantamenti sente essergli familiari e avversi a un tempo. Anche in queste tre poesie (d'amore) c'e una capacità di sprofondamento nell'altra, nella donna, il coraggio di "sentirsi", nell'altra, un unicum, in quella reciproca compenetrazione non soltanto dei corpi ma anche e soprattutto delle anime.

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  2. "sarò il tuo sangue a battere,
    aria del tuo respiro
    stretta di labbra a labbra
    la lingua sopra al seno" Versi del poeta dell'amore difficile intenso penetrante, Francesco vive il rapporto amoroso sul filo dell'assenza/presenza, di esserci"dentro" sempre come se uscendo dall'anima dell'amata "il mondo non più terra
    ma un silenzio intorno" e la supplica che la realtà non svanisca è "tu tienimi dentro amore
    io non ti lascio più." Giancarlo Serafino

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