giovedì 12 aprile 2012

ATTILA JÓZSEF - DIECI POESIE





Attila József (Budapest, 1905 – Balatonszárszó, 1937) è il più noto dei poeti ungheresi moderni. Anche in Italia, nel periodo compreso tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, l’opera poetica di József ha avuto una certa fortuna editoriale, proprio mentre in patria si rivalutava l’opera e il valore del “grande poeta proletario” da parte del regime comunista ungherese. Le poesie di József, tradotte in molte lingue, appartengono da tempo alla letteratura mondiale. 
Un guizzo di rinnovato interesse per l’opera di questo poeta c’è stato, più di un decennio fa, anche nel nostro Paese, quando, nel 2002, per la collana Oscar poesia del 900 di Mondadori è apparso il libro: “Attila József, Poesie 1922 – 1937, a cura di Edith Bruck”.  


Sul nostro blog ci siamo già occupati dAttila József 
[si veda: DUE POETI UNGHERESI (JÓZSEF E ILLYÉS) e TRE POESIE DI ATTILA JÓZSEF]




















AVVERTENZA:
tutti i testi qui presentati sono tratti da:
Attila József, POESIE, traduzione di Umberto Albini, introduzione di Miklos Szabolcsi, Lerici, Milano, 1962




6 commenti:

  1. Attila József, morto suicida, sotto un treno merci, a soli 32 anni, spezzato dalla miseria e dalla fame, riuscì a non piegarsi comunque a tutto questo, e a divenire (come aveva profetizzato nei versi scritti per il proprio trentaduesimo compleanno) maestro al suo popolo intero...

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  2. leggendo questi grandi mi rincuora il fatto della semplicità di scrittura, morbida leggera per dire cose pesanti, la capacità di sollevare con un dito il peso dei fardelli del mondo e poi quel ripiegarsi dell'animo fanciullo tra i guanciali della natura...ecco tutto questo vedo anche il Attila Jòszsef, che tra l'altro mi ha turbato per la sua fine,(è una fine che mi ha sempre turbato per un ricordo infantile). Grazie Antonino perché pur essendo consapevole della lontananza che mi separa da questi versi...mi incoraggi a proseguire con questo tipo di scrittura godibile che non affatica e possente nel pensiero. Giancarlo Serafino

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  3. “Tiszta szívvel” (“Con cuore puro”):

    “Non ho padre, né madre,/ non ho Dio né patria,/ non ho culla, né sepolcro/ non ho bacio, ne amante.
    Da tre giorni non mangio,/ né molto, e né poco./ I vent’anni son un potere, / I venti anni li vendo.
    Se non li vuole nessuno,/ li prederà il diavolo./ Con cuore puro svaligerò,/ se devo anche ammazzerò.
    Mi prenderanno ed impiccheranno/ dalla terra benedetta sarò seppellito,/ e nascerà l’erba portatrice della morte/ sul mio meraviglioso cuore.” Stupenda stupenda stupenda! Giancarlo

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  4. umano disperato che batte disperazione e fame quasi dolcemente senza disturbare alla porta della poesia ben sapendo che in vita pochissimi hanno avuto il tempo di ascoltarlo. Una voce nel deserto terra come un fiore misterioso e profumato di vita è il suo canto

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  5. Ho dedicato ad Attila venti anni..studiandolo in viaggio tra Roma e Budapest. Di lui ho scritto con BUlzoni editore "Flora, amore mio" e "Senza speranza" fino ad arrivare lo scorso anno all' e-book: "Attila, la Luce ed Io" grazie al quale ho coronato un suo e mio intento: dare la sua Voce al Popolo! Grazie, amato poeta eterno....

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  6. La traduzione di "Mia madre" è magistrale. Finora la migliore che abbia mai letto.

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